Nel momento in cui una persona cara scompare, accettare l’eredità potrebbe essere controproducente se l’ammontare dei debiti supera l’attivo, o se l’attivo è addirittura inesistente. Infatti gli eredi devono fare i conti con l’apertura della pratica di successione, e con una serie di iniziative utili per poter regolare la posizione del de cuius. Tra di essi, c’è anche la gestione dei debiti lasciati dal defunto, e la conseguente scelta se accettare o meno l’eredità.
Purtroppo, c’è anche un altro problema. Se infatti per poter conoscere quali debiti il defunto abbia lasciato nei confronti di banche e pubblica amministrazione è sufficiente fare una esplicita richiesta, così non funziona per i debiti privati, ovvero – per esempio – per i debiti commerciali che il defunto dovesse aver sottoscritto in vita per l’acquisto di un elettrodomestico, di una fornitura per la propria attività professionale, e così via.
Cosa succede, allora?
La prima cosa che consigliamo di fare è quella di non accettare subito l’eredità, poiché così facendo l’erede subentrerebbe in tutte le obbligazioni, e potrebbe subire il pignoramento da parte dei creditori, rischiando così di perdere anche i propri beni, come la casa, il conto corrente, il quinto dello stipendio o della pensione, e così via. Chi poi ha la certezza che il proprio familiare fosse nullatenente, farebbe sempre bene a rifiutare l’eredità per evitare brutte sorprese.
L’alternativa è quella di accettare l’eredità con beneficio di inventario. In questo caso i creditori potranno infatti pignorare solamente i beni ricondotti in successione, e non quelli personali dell’erede. Si tratta di un’utile opportunità nel caso in cui il defunto abbia lasciato un attivo, pur minimo, e gli eredi non vogliano che si disperda, magari per valore affettivo.
Infine, attenzione a non commettere un altro grave errore come quello di realizzare comportamenti che implicano l’accettazione tacita dell’eredità, come ad esempio prelevare denaro dal conto del defunto, usare l’auto del defunto, vendere i propri beni o utilizzali. Tali comportamenti fanno intendere al legislatore che l’erede voglia accettare l’eredità e, dunque, anche senza volerlo esplicitamente, subentrare nei debiti del defunto.